Reazioni al tradimento

"senza radici non si vola..." (Bertold Ulsamer)

Reazioni al tradimento

Nel saggio il tradimento, James Hillmam (1999) prende in esame le possibili reazioni al tradimento, indicando tra queste quelle che bloccano la coscienza e quelle che la emancipano (Galimberti,2004, 101). Innanzitutto la vendetta, che è una risposta emotiva che salda il conto ma non emancipa la coscienza, perché quando è immediata non ha altro significato che quello di scaricare una tensione, mentre quando è procrastinata, restringe la coscienza in fantasie di crudeltà impedendole di fare qualsiasi altra esperienza.
Non diversamente opera il meccanismo della negazione. Quando in un rapporto uno dei due subisce una delusione, la tentazione è quella di negare il valore dell’atro prima idealizzato. Non si è voluto vedere l’ombra dell’altro quando si era innamorati, ora, dopo il tradimento, si ricaccia l’altro per intero nella sua ombra.
Ancora più pericoloso è il cinismo, che non solo nega il valore dell’altro, ma fa dire che l’amore è sempre una delusione, che i grandi amori sono per gli ingenui, cercando, in questo modo, di cicatrizzare la fiducia infranta.
 
Il tradimento di sé sembra essere ancora più preoccupante, per cui una confessione, una poesia, una lettera d’amore, un segreto, un sogno, insomma i nostri valori emotivi più profondi, diventano cose ridicole, da sbeffeggiare per evitare di vergognarsi di averle un giorno provate.
All’ultimo stadio troviamo la scelta paranoie attuata per proteggerci dall’eventualità di essere nuovamente traditi. In questo caso l’individuo mette in atto ingenue liturgie, quali le dichiarazioni di fedeltà eterna, le prove di devozione. Sono atteggiamenti, questi, che attengono più alla sfera del potere che alla sfera dell’amore. Quando un partner si sforza di soddisfare i requisiti di un rapporto paranoie, dando assicurazioni di fedeltà per cancellare la possibilità di un tradimento è garantito che ci si sta allontanando dall’amore, perché amore e tradimento attingono alla stessa fonte (102).
Galimberti riportando le parole di Hilman sottolinea l’aspetto creativo ed evolutivo del tradimento:
 
Senza l’esperienza del tradimento, né fiducia né perdono acquisterebbero piena realtà. Il tradimento è il lato oscuro dell’una e dell’altro, ciò che conferisce loro significato, ciò che li rende possibili.
 
Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l’individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da sé una spiegazione dell’accaduto. Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perché eludere la realtà dell’accaduto è un offesa bruciante per il tradito, e allora il tradimento continuerebbe. Questo permette al tradito di passare dalla beata innocenza della fiducia originaria, a quella coscienza adulta, la quale sa che il bene e il male sono concatenati.
Il tradimento assume un nuovo significato con Galimberti il quale nella relazione con l’altro rintraccia anche il desiderio di non annullarci nell’altro. Vogliamo essere con l’altro, ma nello stesso tempo per salvare la nostra individualità, vogliamo non esserci completamente. Perché l’amore è una relazione e non una fusione e il tradimento un viaggio fuori dal “noi” dove e il “noi” che si tradisce, raramente il “tu”

 

 

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Federica Benedetti

La passione per la comprensione delle dinamiche intrapsichiche e relazionali ricordo d’averla sin da bambina. Sapevo di non poter far altro nella vita che mi appassionasse di più, così la scelta della facoltà universitaria è stata per me libera da dubbi. Mi sono laureata a Roma presso la Facoltà di Psicologia, ad indirizzo clinico e di comunità, dell’ Università “La Sapienza” nel 2001, con una tesi dal titolo “Povertà Estreme. Quattro storie di vita di senza fissa dimora”. L’impatto con una realtà sociale tanto diversa dalla provincia da cui provenivo, mi ha portato ad avvicinarmi alle persone cosiddette “invisibili” che però per me erano fin troppo visibili, tanto da voler approfondire il tema del disagio sociale e delle storie di vita di queste persone. Questo sotto la supervisione del grande prof. Lutte, allora Professore Ordinario della Cattedra di Psicologia dell’Età Evolutiva. Stavo vivendo una delle esperienze più forti della mia vita, che ha aperto la strada a quello che poi è stato il mio percorso di “operatore di strada”. [prosegui]

 

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