Accordi coniugali

"senza radici non si vola..." (Bertold Ulsamer)

Accordi coniugali

Vi è una varietà di accordi coniugali, secondo i quali un matrimonio ben lungi dall’essere ideale trova il suo equilibrio quando si aggiunge un “aiutante” matrimoniale, qualcuno che è disposto a sacrificare o complicare la propria vita per evitare che questa coppia male assortita sia costretta divorziare. La relazione extraconiugale con l’aiutante matrimoniale può mantenere distante chi ama la distanza, oppure dare qualcuno da coccolare a chi ama essere affettuoso. L’aiutante matrimoniale congela l’accordo coniugale impedendo al matrimonio di migliorare o di peggiorare. Un triangolo è sorprendentemente stabile; non si muove né si piega, perciò, se volete cambiarne la forma, dovete rompere uno dei suoi lati (Pittman, 186).
Alcune coppie, quindi, invece di risolvere i problemi a cui attribuiscono la loro infelicità, decidono di stabilizzare lo stato imperfetto del matrimonio introducendo un amante, un aiutante matrimoniale che trasforma l’accordo in un triangolo. Questi accordi possono non essere considerati vere infedeltà, in quanto spesso comportano poca disonestà o segretezza.
Confessandoglisi, taluni vogliono soltanto spingere il partner ad allontanare al loro posto il pericolo. Queste confessioni possono scaturire da bisogni di attaccamento e da paure di separazione infantili (collusione gelosia-infedeltà).
C’è chi incoraggia il partner ad avere “apertamente” rapporti extraconiugali, poiché con questo atteggiamento tollerante vorrebbe avere la certezza di controllarne i movimenti extraconiugali, o chi si serve delle confessioni di infedeltà come arma nella lotta di potere coniugale, per umiliare il partner. Il paragone con la relazione idealizzata con l’amante può servire a evitare di affrontare il conflitto coniugale, facendo ricadere sul partner la colpa del fallimento del matrimonio.
C’è anche chi vuole confermare a sé stesso e al partner di essere ancora desiderabile, o a chi piace mantenere la situazione di coppia sempre sotto tensione. Per altri può trattarsi di uno status symbol o di un indice di rapporto coniugale particolarmente progressista (Willi, 187).
 
Spesso, con il ricorso alla relazione extraconiugale ci si vuole difendere da aspettative reciproche troppo grandi. In genere, i coniugi non considerano questi rapporti come ideali, ma come la migliore soluzione possibile del loro conflitto. Il più delle volte, il partner extraconiugale non ha lo stesso status del coniuge: riveste piuttosto un carattere funzionale e spesso deve vivere con la chiara sensazione di non essere posto sullo stesso piano del coniuge.
 
Pittman descrive diversi tipi di accordi coniugali:
 
La separazione permanente
Per molte persone l’ideale matrimoniale è trovarsi a metà strada del processo del divorzio. Possono considerarsi separati. Questo accomodamento matrimoniale è più stabile di quanto possa sembrare. L’aiutante matrimoniale, l’amante che continua a sperare che il divorzio stia per arrivare, è importante ma intercambiabile.
 
Il triangolo permanente
La caratteristica del triangolo permanente con la presenza stabile dell’amante è quella di stabilizzare il matrimonio. Il triangolo, infatti, impedisce che si crei un’intimità e offre uno sbocco sicuro a un semilibertino che altrimenti andrebbe a caccia in modo più sfrenato, o a un semiromantico che altrimenti forse potrebbe innamorarsi. Il ritmo delle sostituzioni è piuttosto elevato, e a volte le amanti tentano di salire fino alla posizione di moglie, e ciò può spingere il partner a disfarsi di loro.
Spesso il coniuge sa perfettamente della presenza dell’amante, anche se di solito non se ne parla apertamente, perché ciò comporterebbe un eccessiva intimità.
 
Una ricerca continua
Molte persone hanno scelto di dichiararsi “infelicemente sposate” e alla ricerca di un compagno più adatto. Tentano continuamente di innamorarsi ma non ci riescono mai. Anche se questi individui sempre alla ricerca non sembrano mai trovare il compagno perfetto, restano sposati ad una persona piena di difetti, senza fare il minimo tentativo per migliorare la situazione familiare. Una persona alla continua ricerca può un giorno dover uscire dal matrimonio e in questa occasione forse avrà bisogno di qualcuno che la aiuti ad evadere.
 
Gli assistenti psichiatrici
Vi sono persone che scelgono di essere sposate ad individui con gravi problemi. Un matrimonio che si incentra sulla disfunzione di uno dei due partner richiede un super funzionamento dell’altro. Il coniuge- assistente si è assunto questo compito e non lo abbandonerà, pensa che sia impossibile trovare qualcuno che possa sostituirlo se si licenzierà. Anche il coniuge-assistente può aver bisogno di un sostegno emotivo e perciò mantenere una relazione amichevole. Generalmente durano a lungo e spesso implicano il tentativo di ottenere aiuto per il coniuge in difficoltà.
 
L’introduzione dell’amore
Ci sono dei matrimoni che possono essere considerati degli “accordi produttivi” in cui si possono procreare e allevare figli, costruire una casa e farlo con apparente facilità. Tali matrimoni possono funzionare bene sul piano finanziario, sociale e perfino sessuale, eppure il matrimonio può essere emotivamente piatto. Perciò può nascere la tentazione di avere una relazione extraconiugale, in quanto uno o entrambi i partner possono sentirsi orribilmente soli, e possono cadere nella depressione per il disperato bisogno di qualcuno a cui essere veramente vicini.
 
Il partner che è soddisfatto della pochissima intimità esistente, può offrire al coniuge l’opportunità di una relazione extraconiugale, magari incoraggiandola implicitamente oppure facendo capire esplicitamente all’altro di andare a cercare altrove l’intimità che desidera. Il più delle volte è la moglie che si trova in questa situazione. Può accadere che scelga come amante un antico innamorato, qualcuno con cui c’è una storia di amicizia e di comprensione. Queste relazione possono essere molto romantiche, ma tra i partner può mancare una vera attrazione sessuale.
 
L’introduzione dell’equilibrio mentale
Ci sono matrimoni tempestosi dove i coniugi hanno la tendenza a mantenere nel rapporto eccitazione e instabilità, amano litigare e scappare e terrorizzare il partner per non farsi inseguire, tutto questo per dimostrare che l’amore è per loro la cosa più importante.
In tali matrimoni con tutte le loro fluttuazioni, entrambi i partner sentono il bisogno di serenità emotiva. Le persone che mancano esse stesse di equilibrio mentale possono trovarsi nella necessità di introdurlo nel matrimonio. Tali individui stabilizzanti possono essere un elemento fisso di sostegno.
 
L’introduzione del sesso
I coniugi che non vogliono avere rapporti sessuali spesso dicono al loro partner di cercare soddisfazione altrove. Le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio di solito non mettono in pericolo l’equilibrio emotivo della relazione.
Alcuni libertini giustificano il loro comportamento affermando che le loro mogli non vogliono avere rapporti sessuali abbastanza spesso o con la varietà che loro desiderano. Non è sempre chiaro che cosa desiderino questi uomini dalle mogli; spesso tentano solo di giustificare la loro insoddisfazione.
 
Le relazioni per vendetta
Talvolta, quando viene scoperta una relazione, la crisi non può essere risolta finchè non viene inflitta la punizione. Il partner che viene coinvolto in una relazione che ha scopo la vendetta si viene a trovare sotto il fuoco incrociato dei coniugi. Anche se il marito infedele ha dato alla moglie il permesso di vendicarsi, certamente non è contento quando lei lo fa. Dopo il rapporto sessuale lei si accorge che il partner non ha risolto la situazione e perciò rivolge la sua rabbia anche verso di lui.
 
La lotta di potere
Ciascuno dei due coniugi può, se necessario, minacciare di avere una relazione per vincere la lotta di potere. L’uso dell’infedeltà per minacciare significa che ci si è impegnati ad esse fedeli. Se è chiaro che questa minaccia non verrà mai messa in atto, diventa quasi un segno di affetto, se però c’è ragione di dubitare del partner che minaccia, la cosa può essere estremamente crudele. I conflitti coniugali di questo tipo non sono logici: servono per offendersi e sottomettersi reciprocamente mettendo a confronto il proprio impegno verso il matrimonio.
 
Il teatro della guerriglia
Alcune coppie seguono elaborati rituali per mantenere vivo il loro amore, come portare avanti delle vere e proprie messinscene anche in pubblico. La messinscena comporta comporta corteggiamento e seduzione. Richiede che la coppia abbia un litigio e si separi, almeno per qualche minuto. Uno dei due si trova un nuovo partner. L’altro allora deve rompere la nuova unione e sedurre il partner riportandolo nel matrimonio.
Tali individui sono romantici monogami, non riescono ad apprezzare veramente il proprio coniuge se non hanno un rivale e godono di più nel riconquistarlo che nell’averlo. Il ruolo più difficile in questo tipo di teatro è quello dell’amante, il quale pensa che l’idillio romantico porti verso un matrimonio per poi scoprire che è tutto un gioco.
 
Il sesso con scambio di partner
Non rappresenta una vera infedeltà in quanto queste attività non vengono tenute segrete o utilizzate nelle varie forme viste in precedenza. Pittman definisce queste persone con l’hobby del sesso, che portano la loro curiosità fino agli estremi diventando “onnisessuali” e superando qualsiasi paura o rabbia verso il sesso opposto.
I veri libertini agiscono nella clandestinità e tengono segreta la loro attività. Non tollerano lo scambio dei partner: il gioco dei libertini si basa sul dominio del proprio sesso, non sulla libertà sessuale. Coloro che hanno l’hobby del sesso, invece, non amano questa segretezza domestica e preferiscono che le mogli, i mariti e talvolta anche i figli siano coinvolti nel loro hobby.

 

 

 

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Federica Benedetti

La passione per la comprensione delle dinamiche intrapsichiche e relazionali ricordo d’averla sin da bambina. Sapevo di non poter far altro nella vita che mi appassionasse di più, così la scelta della facoltà universitaria è stata per me libera da dubbi. Mi sono laureata a Roma presso la Facoltà di Psicologia, ad indirizzo clinico e di comunità, dell’ Università “La Sapienza” nel 2001, con una tesi dal titolo “Povertà Estreme. Quattro storie di vita di senza fissa dimora”. L’impatto con una realtà sociale tanto diversa dalla provincia da cui provenivo, mi ha portato ad avvicinarmi alle persone cosiddette “invisibili” che però per me erano fin troppo visibili, tanto da voler approfondire il tema del disagio sociale e delle storie di vita di queste persone. Questo sotto la supervisione del grande prof. Lutte, allora Professore Ordinario della Cattedra di Psicologia dell’Età Evolutiva. Stavo vivendo una delle esperienze più forti della mia vita, che ha aperto la strada a quello che poi è stato il mio percorso di “operatore di strada”. [prosegui]

 

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