Infedeltà e Gelosia

"senza radici non si vola..." (Bertold Ulsamer)

Infedeltà e Gelosia

Parlando del tradimento, ci sembra opportuno far riferimento anche al concetto di gelosia.
La gelosia come “consapevolezza di una distanza e di una interferenza in un rapporto stretto” può essere considerata “un’emozione normale, appropriata e persino necessaria” (Pittman, 1991,61).
Può essere connotata positivamente lì dove il timore dell’abbandono provoca un movimento di riavvicinamento all’interno della coppia, al contrario una gelosia violenta può essere totalmente disfunzionale e provocare un allontanamento dell’altro.
La gelosia è lo strumento perfetto per quelle persone che sono così arrabbiate e spaventate da doversi proteggere dall’intimità, e tuttavia non riescono ad ammettere che la rabbia a cui sono così sensibili viene da loro stesse.
Dove nasce la gelosia? Secondo Freud ha la sua prima radice nel complesso di Edipo, quando fra i quattro e i sei anni, il bambino si identifica con il genitore dello stesso sesso, ma nello stesso tempo prova gelosia per il genitore dell’altro sesso che vorrebbe avere per sé.
Questo nodo cruciale dell’evoluzione ha le sue ripercussioni nell’età adulta, dove l’amore esclusivo per il genitore del sesso opposto viene rivissuto ogni volta che si teme di perdere l’amore per la persona da cui si dipende emotivamente. A partire dal complesso edipico. Freud spiega anche perché, in stato di gelosia, alcuni esprimono la propria ostilità contro il partner altri contro il rivale. I primi sono ancora coinvolti nel complesso edipico, e perciò temendo il padre, si scagliano contro la madre, rappresentata dalla donna di cui sono gelosi. Gli altri, più maturi perché hanno liquidato il timore del padre, rivolgono la loro aggressività verso il maschio rivale.
 
Nella gelosia risuona l’eco di vissuti abbandonaci sperimentati nell’infanzia e, rivivendoli in modo infantile, vogliamo uccidere chi ci ha privato dell’esclusività del nostro amore, o a questa esclusività si è sottratto. Al sentimento di esclusività è connesso il desiderio di essere unici, che l’eventualità di un tradimento smentisce. Ciò indebolisce la stima in se stessi e la fiducia di essere degni di amore.
Per converso il tradimento ravviva, in chi tradisce, la fiducia in stesso, riattiva il narcisismo infantile di chi si sente il preferito e lo scelto.
Spesso nei tradimenti è proprio questa gratificazione narcisistica che si va cercando, questo amore di sé che non ha nulla a che vedere con l’amore per l’altro.
 
Vediamo ora la relazione tra gelosia e infedeltà ricorrendo nuovamente al concetto di collusione di J. Willi (119).
La collusione gelosia-infedeltà, spesso frequente nelle coppie, è un paradigma nel quale risulta particolarmente evidente il conflitto fra le aspirazioni all’autonomia e le angosce di separazione, ed in ciò è associabile alla “collusione anale”. “Nella collusione gelosia-infedeltà uno dei partner agisce desideri di emancipazione e rimuove le angosce di separazione, che delega all’altro. Questo agisce angosce di separazione sotto forma di gelosia e delega al partner le proprie fantasie di infedeltà e le proprie aspirazioni di emancipazione (121). Il partner che voglia agire il proprio desiderio di autonomia ricercando una relazione extraconiugale fa arroccare l’altro in posizione difensiva come una sorta di custode del rapporto; mentre il partner che agisce le angosce di separazione sotto forma di una gelosia persecutoria non fa che rafforzare il suo desiderio di emanciparsi da un rapporto vissuto come sempre più soffocante. Ogni cosa genera nel partner reazioni che separano ma che al tempo stesso tengono unita la coppia. L’ interazione circolare che si determina può essere sintetizzata nel “sono così geloso perché tu sei così infedele” – “sono così infedele perché tu sei così geloso”. In questo gioco relazionale si arriva alla formazione di un ruolo “progressista” e di uno “conservatore” ed il tema prevalente è quello della provocazione reciproca. Il partner progressista, in nome dell’emancipazione, potrà anche raccontare all’altro nei particolari le proprie storie, ottenendo null’altro che un aumento del carattere conservatore. Spesso tali movimenti emancipatori sono possibili solo in quanto vi è la certezza che l’altro preserverà il rapporto a tutti i costi. Un esempio di rottura di tale collusione può esser dato da un partner “conservatore” che sviluppi tendenze all’autonomia, a questo punto un partner “progressista” può perdere la certezza del rapporto e andare in crisi.

 

 

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Federica Benedetti

La passione per la comprensione delle dinamiche intrapsichiche e relazionali ricordo d’averla sin da bambina. Sapevo di non poter far altro nella vita che mi appassionasse di più, così la scelta della facoltà universitaria è stata per me libera da dubbi. Mi sono laureata a Roma presso la Facoltà di Psicologia, ad indirizzo clinico e di comunità, dell’ Università “La Sapienza” nel 2001, con una tesi dal titolo “Povertà Estreme. Quattro storie di vita di senza fissa dimora”. L’impatto con una realtà sociale tanto diversa dalla provincia da cui provenivo, mi ha portato ad avvicinarmi alle persone cosiddette “invisibili” che però per me erano fin troppo visibili, tanto da voler approfondire il tema del disagio sociale e delle storie di vita di queste persone. Questo sotto la supervisione del grande prof. Lutte, allora Professore Ordinario della Cattedra di Psicologia dell’Età Evolutiva. Stavo vivendo una delle esperienze più forti della mia vita, che ha aperto la strada a quello che poi è stato il mio percorso di “operatore di strada”. [prosegui]

 

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